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venerdì 12 aprile 2013

Il nascosto di Benito Mussolini

Agli amici e lettori del LegioX, a tutti coloro che leggeranno nei meandri di internet ecco qualcosa che molti ignorano sulla persona di Benito Mussolini Duce D’Italia.
Alessandro Mussolini e Rosa Maltoni, padre e madre di Benito Mussolini. Alessandro era nato a Montemaggiore frazione di Predappio l’11 settembre 1854 da una famiglia contadina non era andato a scuola.  Rosa nacque 5 anni dopo Alessandro a Villafranca di Forlì da famiglia media borghese, aveva studiato fino al diploma di maestra si sposarono nel 1882.  IL 29 luglio 1883 nacque Benito Mussolini. Entrò in politica come socialista, lo era anche il padre. Divenne direttore dell’avanti giornale socialista. Fu bersagliere nella grande guerra, in cui rimase ferito in modo grave ma riuscì a sopravvivere. Dopo la guerra ci fu fermento, la monarchia e le democrazie erano in crisi, non c’era lavoro, inflazione alle stelle e malumore nella popolazione. Mussolini capisce che il socialismo ha fallito e allora fonda il movimento dei fasci, poi dal partito socialista esce due ali estremiste, nasce: il PCI e dall’altra il fascismo di Mussolini. In alcuni anni il movimento fascista riuscì ad arrivare in parlamento con una buona maggioranza e il Re decise di dare in mano a Mussolini e ai fascisti il governo dell’Italia e il 28 ottobre 1922 dette l’ordine all’esercito e ai carabinieri di fare entrare Mussolini e le camice nere a Roma. Era il 17 novembre 1922 quando iniziò il ventennio fascista. Ci sono stati tanti avvenimenti che hanno travagliato la vita di questo condottiero; amato e odiato, ma senza dubbio Italiano, che ha dato più al popolo che a se stesso, egli infatti aveva rinunciato allo stipendio di primo ministro, alla sua morte la moglie Rachele non ebbe neppure la pensione; gli fu data nel 1975 da Giulio Andreotti circa 200.000 lire mensili fino all’ora era vissuta a villa Carpèna proprietà dei Mussolini con l’aiuto delle persone e di quello che passava l’orto come diceva lei. Da alcuni libri, non certo di scuola che traggo due piccole storie, ma significative per conoscere: l’uomo, il politico tenuto nascosto; l’opposto di quello che è stato descritto dai cosiddetti antifascisti.
Ci furono diversi attentati contro il Duce ma non voleva la scorta non voleva mettere in pericolo la vita di altri per la sua. Il primo attentato fu scoperto e sventato il 4 novembre 1925, fu persino insinuato che fosse organizzato dall’OVRA (Organizzazione Volontaria Repressione Antifascismo) niente di più storicamente sbagliato, coloro che attentarono la vita del Duce erano: il socialista Zaniboni, il generale Luigi Capello, il giornalista Giuseppe Donati, l’esponente del partito popolare Carlo Quaglia e un’altro giornalista di nome Grimaldi. Scoperti furono condannati a morte da un tribunale speciale? No! Furono condannati a: 30 anni Zaniboni e Capello, gli altri a pene inferiori. IL 7 aprile 1926 una donna Irlandese sulla piazza del Campidoglio facendosi largo fra la folla sparò 2 colpi di rivoltella alla testa del Duce ferendolo al naso. Fu arrestata. Pochi giorni dopo l’attentato fu riconsegnata all’ambasciatore Irlandese. L’11 settembre 1926, mentre la macchina del Duce stava attraversando il piazzale di Porta Pia, un ragazzo scagliò una bomba a mano che ferì 4 passanti. L’attentatore fu arrestato e condannato al carcere fu liberato nel 1943, era un anarchico si chiamava Gino Lucetti.
L’altro fatto significativo è il 25 luglio 1943, nostante fosse rientrato a Villa Torlonia alle 4 del mattino, dopo la drammatica seduta al gran consiglio del fascio in cui diciannove dei 28 votanti compreso il genero Galeazzo Ciano lo avevano sfiduciato, era rientrato cupo e disfatto. Donna Rachele riferendosi ai congiurati che avevano sottoscritto l’ordine del giorno di Dino Grandi gli aveva detto: spero che tu li abbia fatti arrestare tutti, lo farò domattina gli rispose; fallo subito gli rispose la moglie domattina potrebbe essere tardi.  Era una bomba il voto di sfiducia del consiglio, infatti dopo aver appreso la notizia il Re non perse tempo, fra la notte del 24 e 25 luglio aveva nominato Badoglio nuovo capo del governo. Il dittatore Benito Mussolini mentre parlava con l’ambasciatore del Giappone non immaginava che l’Italia avesse due primi ministri. Badoglio aveva già brindato con i traditori la sua vittoria su Mussolini, lui non reagiva contro coloro che volevano eliminarlo nostante avesse la milizia dalla sua parte come lo aveva assicurato Galbiati capo di essi e gli altri gerarchi fedeli. Era facile per il Duce bloccarli tutti e subito nella stanza del consiglio, dove solo il Duce aveva il sistema per chiudere le porte automaticamente e fare arrestare Grandi e i traditori.
 Il telefono squillò, era una chiamata da villa Savoia; il Re aspettava il Duce alle 5 del pomeriggio non in divisa ma in abiti civili. Fino all’ultimo Galbiati voleva far intervenire la milizia e Mussolini rifiutò. Mentre a villa Savoia per ordine di Badoglio arrivò una divisione di granatieri per evitare una eventuale resistenza. Quando Mussolini arrivò all’interno della residenza reale notò che nel giardino c’erano molti carabinieri, e quando incontrò il Re notò che esso era in uno stato agitativo inconsueto, era sconvolto. Con pezzi e bocconi cominciò a dire che: le cose non andavano bene, i soldati non volevano più combattere per Mussolini, che non aveva più amici, che l’uomo della continuazione era il maresciallo Badoglio e che sarà incaricato di fare il nuovo governo. Alle 5:20 pomeridiane il Re congedò Mussolini riaccompagnandolo alla soglia della villa, era livido, gli strinse la mano senza guardarlo, quando l’ex Duce arrivò in fondo la scalinata cercò l’auto con cui era venuto; ma al posto dell’auto, trovò un capitano dei carabinieri che lo invitò a salire su un'ambulanza. Finì un dittatore. Il cavaliere Benito Mussolini era stato arrestato; il colpo riuscì perfettamente a Vittorio Emanuele terzo. Si poteva pure salvare il Duce bastava che non si presentasse a villa Savoia, ma fuggisse in Spagna dal Camerata Franco, c’era già un piano per trasportarlo in Spagna, non si attuò per volere dello stesso Duce: non abbandono l’Italia e non voglio mendicare la salvezza, mentre i migliori Italiani si sacrificano per la dignità d’Italia. Vogliamo fare una riflessione su questi fatti? Perché Mussolini non volle uno stipendio? Perche lui viveva bene con quello che scriveva e erano soldi risparmiati dallo stato. Perché non fece fucilare gli attentatori alla sua vita? Ne aveva motivo. Perché non era un assassino lo ha dimostrato con quel gesto della signora Irlandese. Perché non fece arrestare e fucilare per tradimento i congiurati del consiglio del fascio? Sapeva benissimo, che lui per tenere il potere doveva far intervenire la milizia. Ma sarebbe stato un bagno di sangue fratricida, e il sangue italiano non dovevano versarlo nessun Italiano per lui. Sapeva benissimo che andare a villa Savoia era come andare in bocca al lupo, non volle neppure fuggire abbandonando il popolo Italiano, preferì farsi arrestare a villa Savoia dal RE e dal quel verme di Badoglio. Che pochi mesi dopo il tradimento si consegnarono agli alleati a Bari, lasciando nel caos e abbandonando il popolo, e le forze armate al loro destino in una Italia divisa in due, solo per salvare il loro culo i bastardi. Detto questo mi sorge spontanea la domanda: ma è vero che Mussolini era un dittatore? Il male assoluto? Come lo hanno descritto gli antifascisti? Penso proprio di no, ecco il perché: un dittatore di qualunque epoca non lascia in vita i suoi attentatori, non lascia in vita i congiurati anche per un sospetto, fa pulizia in un bagno di sangue, non lascia il potere se non morto oppure sconfitto. Un dittatore non si fa arrestare, fugge in una nazione amica. Ma lui non’è fuggito si è lasciato arrestare, poi liberato sul Gran Sasso non si fece portare in salvo, ma tornò nella sua Italia formò la repubblica di Salò anche se sapeva che la guerra era persa; con essa salvò gli Italiani del centro nord dalle deportazioni in massa in Germania. Fu ringraziato con la fine di piazza Loreto di cui una parte di antifascisti ne sono fieri. Sono coloro che oggi hanno ridotto l’Italia in un cesso, e indotto gli Italiani onesti al suicidio. Torno a ripetere, sono sempre più convinto e fiero del mio credo fascista, e da fascista amo la mia patria e il popolo Italiano onesto,   truffato in nome di una democrazia inesistente e antipopolare, incapace e mafiosa.

                                                                                                                         Mugelli Giampiero 

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