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venerdì 9 settembre 2011

Una risposta serena

Per l'ANPI rispondo al loro articolo riguardo il mio scritto: 25 Aprile 1945: l'Italia libera dal fascismo.

Nel massimo rispetto di codesta associazione, a tutte le persone che hanno subito angherie, il mio sentito pensiero. Mi sento di difendere il mio scritto, perché ho fatto dichiarazioni non lesive nei confronti e nella memoria di chi ha combattuto per il suo credo politico; ho soltanto scritto un mio pensiero e messo in evidenza verità tenute nascoste per troppo tempo.
Finalmente riconosciute e discusse come storia d'Italia, tramite libri e articoli firmati da grandi scrittori, giornalisti e ricercatori storici che hanno messo alla luce il lato oscuro di una parte della resistenza, cose sbagliate come anno fatto, dichiarate, mai nascoste dall'altra parte (certamente la storia la scrivono i vincitori). Ma le verità come l'olio vengono a galla.
Del resto in una guerra civile di ogni epoca e nazione ci sono stati orribili misfatti. Non penso proprio che le mie affermazioni siano banali, volgari, superficiali e di un nostalgico,  e tanto meno non offendo il senso comune di chi ha lottato e ha subito angherie o è morto sia da una parte che dall'altra. Mi sono permesso di osservare che da una parte i partigiani erano cavalieri senza macchia e fortemente democratici, e dall'altra solo il male assoluto. Certe verità scritte e riconosciute e il monumento a PORZUS sono prove delle mie affermazioni. Chi è senza colpe scagli la prima pietra.
Ne approfitto per ringraziare l'amico Silvano, di aver commentato e dato lustro al mio articolo con un commento dove percepisce il senso del mio scritto. Se poi le mie affermazioni sono irrispettose della verità storica, chiedo scusa. 
Per concludere vorrei ricordare all'ANPI che non ho commesso nessun reato per aver parlato di fascismo, non faccio politica per ricostruire il discolto PNF, ma ho solo espresso un mio pensiero da libero cittadino italiano, in quanto:

La cassazione penale, sezione seconda del 06 giugno 1977 dichiara:
"La costituzione vieta la ricostruzione del disciolto partito fascista, non pone nessun limite alla libertà di manifestare il proprio pensiero neppure quando si abbia per oggetto, persone fatti e disegni politici del fascismo."
Quindi se farò un altro articolo riguardo certi temi desidererei sentirmi dire che non sono un nostalgico ed una persona lesiva e banale, perché io non offendo nessuno e nessun senso comune manifestando un mio personale pensiero e una mia personale preferenza come dichiaro a fine del mio articolo.
Anzi, dico di più, accusandomi in questa maniera voi dell'ANPI state violando l'articolo 13 della Costituzione Italiana:
"La libertà della persona fa parte dell'essenza costitutiva dell'uomo e pertanto lo Stato deve riconoscerla come inviolabile, in quanto preesistente alla formazione delle istituzioni e alla stessa vita associata."
"La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge."

Mugelli Giampiero

mercoledì 7 settembre 2011

L'ANPI difende la memoria dei caduti


In merito all'articolo "25 aprile 1945 litalia libera dal fascismo" siamo a ricordarvi che commette reato chiunque "pubblicamente, esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche" (legge 20 giugno 1952; n645, detta anche Legge Scelba).
Riteniamo i contenuti dell'articolo lesivi nei confronti della memoria delle persone che hanno combattuto e dato la vita per far si che l'Italia si dotasse di una Costituzione democratica e divenisse una nazione libera.
E' incredibile e anacronistico leggere le affermazioni volgari e superficiali con cui l'autore ha infarcito il suo articolo; sono le banalità autoconsolatorie dei nostalgici che offendono il senso comune in un territorio che ha conosciuto l'orrore della violenza nazi-fascista. E' bene ricordare l'asservimento dei fascisti al Terzo Reich, le leggi razziali, le deportazioni, le stragi e le torture. Le riduttive affermazioni sui partigiani comunisti vorrebbero nascondere la grande pluralità di idee rappresentata nella Resistenza italiana: dai monarchici al partito d'azione, dai liberali ai socialisti, dai cattolici agli anarchici. Partigiani di destra e partigiani di sinistra. E' come non ricordare le centinaia di sacerdoti, le migliaia di soldati e carabinieri resistenti caduti con i partigiani per liberare l'Italia dal fascismo.
In conclusione ci aspettiamo di non dover più leggere frasi irrispettose della verità storica di cui la nostra Associazione a livello locale e nazionale è custode e promotrice.

ANPI
Borgo San Lorenzo

martedì 6 settembre 2011

25 Aprile 1945: l'Italia libera dal fascismo

8 Settembre 1943: inizio della vergogna per l'Italia.
Il Re era fuggito, il Duce arrestato e imprigionato sul Gran Sasso. Badoglio e i finti gerarchi fascisti, sentendo odor di bruciato, tradirono e vendettero l'Italia al sionismo americano lasciando il popolo italiano e le forze armate al loro destino. I tedeschi occuparono l'Italia e liberarono Mussolini. Molti soldati, camice nere e civili salvarono l'onore d'Italia ricostruendo un governo fascista (la Repubblica di Salò) e combattendo insieme ai tedeschi pur sapendo di combattere una battaglia già persa. Essi difesero l'ideale in cui credevano, onorarono l'impegno preso e combatterono fino alla fine: il 25 Aprile 1945.
Data storica (la fine del fascismo), l'inizio della libertà e della democrazia.
Una libertà e una democrazia già malate e viziate alla nascita: già dal tempo della resistenza partigiana.
Vi erano due schieramenti i cattolici (bianchi) e i laici (rossi); i bianchi combattevano per dare all'Italia la democrazia attuale, i rossi (quelli comunisti guidati da Togliatti amico di Stalin tanto da prendere la cittadinanza sovietica) che erano la maggioranza, usavano il metodo "mordi e fuggi" per combattere, tipo guerriglia: con attentati alle spalle ammazzavano i tedeschi, consapevoli che ogni tedesco morto in un attentato, loro avrebbero fucilato 10 italiani (vedi le fosse Ardeatine) ma a loro non importava, era la loro guerra, lottavano per fare un Italia bolscevica staliniana (non dimentichiamo che l'attentatore di Via Rasella, alla domanda del giudice: "Se lei si costituiva le fosse Ardeatine non avrebbero avuto luogo. Perché non lo fece?" - Rispose - "la vita di un compagno vale più di 335 vite"). I GAP (Gruppo Armato Partigiani) erano una forza armata molto consistente specialmente in Piemonte, Liguria e Romagna, essi facevano i padroni, la loro guerra era contro tutti coloro che non la pensavano come loro e uccidevano senza scrupoli pure i partigiani bianchi che non volevano combattere con i loro sistemi e non volevano aderire all'ideale inderogabile del bolscevismo sovietico; cito uno dei tanti eccidi: 21 partigiani bianchi della brigata "Osopo" trucidati nel febbraio 1945 a "Porzus" in Friuli Venezia Giulia da una banda di partigiani rossi guidati da Mario Toffanin. Oltre un monumento a loro dedicato esiste anche il film "Porzus".
E il 28 Aprile ricorda un'altra vergognosa azione, l'esibizione di tre cadaveri appesi per i piedi a testa in giù a Piazzale Loreto.
Dal 1945 al 1947 in Italia si viveva il terrore, i GAP formarono un gruppo provvisorio di governo; bande armate la sera entravano nelle case e prendevano persone di ogni età e sesso che in ogni modo erano sospettate di aver lavorato per il fascismo o semplicemente avevano amici o parenti che lo avevano fatto. Li portavano fuori casa dove venivano torturati, seviziati e in fine uccisi e gettati nei fiumi dove affioravano la mattina seguente. In questo modo difficilmente le famiglie riuscivano a trovare i cadaveri.
Alcuni libri scritti da storici e ricercatori come Giampaolo Pansa e Giorgio Pisanò, sono riusciti a dare un nome a molti morti e a far luce su tutte queste morti inutili. Non che ci siano morti utili, ma queste proprio non hanno ragion d'esistere.
Il fascismo era una tremenda dittatura? Non sono d'accordo con chi afferma questo. Credo sia stata una "dolce" dittatura disattenta. Almeno questo è il mio pensiero. Mi hanno sempre detto fin dal primo giorno di scuola "bisogna essere anti-fascisti, il fascismo è il male assoluto", e allora la mia curiosità mi ha portato a scoprire che questo fascismo tanto temuto, nel ventennio in una situazione non facile, guidato da Mussolini fece le riforme sociali più innovative e vere del 1900.
Nessuna democrazia e nessun paese europeo prima e dopo la guerra è riuscito a fare le riforme che ha fatto il fascismo in Italia.
Per ricordarne qualcuna: INPS (Pensioni), INAIL (Infortuni sul lavoro), INAM (Istituto per le malattie), le 40 ore di lavoro settimanali, la riforma Gentile per la scuola, IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), bonifiche, città costruite dal nulla (Aprilia, Latina, Pomezia etc.), strade, ferrovie, ospedali, colonie al mare e in montagna per i bimbi d'Italia, la battaglia del grano (l'Italia è riuscita a produrre il doppio del suo fabbisogno di cereali).
Dette una grande immagine dell'Italia al mondo intero, ridiede alla nazione dignità, unità, entusiasmo popolare e volontà. L'Italia non era divisa come lo è ora (Nord e Sud), era una sola terra unica prosperosa e lavoratrice, sicura, con un'equa distribuzione del bene sociale.
Poi ci fu la pazzia della guerra che portò via tutto.
Nel 1945 la Chiesa e gli americani riuscirono a bloccare i GAP di Togliatti e i titini di Tito, altrimenti saremmo diventati un satellite comunista.
Nel 1948 nacque la Repubblica Democratica Italiana: con l'evento ritornarono le mafie e l'Italia fu ridivisa in Nord e Sud; poi il primo delitto politico-industriale: l'ex partigiano bianco Enrico Mattei e il suo pilota.
I sindacati, le Brigate Rosse, governi che non governano, da Alcide de Gasperi, Andreotti, Craxi, Amato, Prodi fino ad arrivare a Berlusconi.
60 anni di democrazia che non ha portato a niente, solo bugie, corruzione, intrallazzi politici, cattivi governi e omicidi: Moro, Falcone, Borsellino, Don Pino Puglisi, il Generale Dalla Chiesa.
Poi non manca il debito pubblico attuale, il degrado ambientale, sociale ed intellettuale; i nostri giovani trovano sfogo solo nelle discoteche e nella droga, terminando la loro giovane vita nelle strade di un sabato sera da "sballo".
E dovrei festeggiare la libertà e la democrazia che hanno creato tutto questo?
No grazie!
Non accetto tutto questo e combatterò, sempre con la legalità e con gli spazi a me concessi, la schifosa volontà di un sistema dove il cittadino è coinvolto (con le elezioni) ma poi aggirato dai soliti politici che conoscono solo "una musichetta" antica che piace solo ad alcuni politici e ladroni italiani.
IO PREFERISCO IL 1920.

Giampiero Mugelli

domenica 4 settembre 2011

Ricordando il mio vissuto seconda parte

Quasi tutti gli articoli del mio blog sono firmati Mugelli Giampiero, adesso ho trovato due articoli in cui parla del suo vissuto, e in attesa dell'intervista che mi concederà ad Ottobre ho deciso di pubblicarli per dar modo anche a voi, grossomodo di conoscere la persona fantastica che è Giampiero.

Articolo 2.


Dopo aver scritto una storia del mio passato vissuto, molte persone mi anno fatto i complimenti invitandomi a scrivere altre storie; lo farò per loro e per le persone che apprezzano le cose belle e semplici.
Grazie a tutti.

Del mio passato vissuto, un altro bellissimo ricordo. Sono nato nel Monte, sopra Ronta, una collina del Mugello: in una casa di un gruppo messe di fronte l'una alle altre, in mezzo al verde fra campi e boschi. Case di contadini fra capre, polli, conigli e altre bestie. Al centro di questo gruppo di case una grande Aia (era quello spazio dove venivano fatti i lavori contadini come: la battitura del grano, lo scartocciamento delle pannocchie di granturco); le donne sedute al fresco degli alberi nelle giornate estive a fare la calza o rammendare e i bimbi a giocare. Dentro la mia casa un grande camino annerito dal fumo del fuoco, ai lati due panche di legno che d'inverno servivano alla famiglia per stare accanto al fuoco, al centro un gancio dove veniva attaccato il Paiolo, un grande contenitore di rame che serviva per scaldare l'acqua e cucinare. Nel centro della stanza un grande tavolo rettangolare con le sedie impagliate a mano, in un lato un grande acquaio in pietra. Le mezzine (contenitori di rame), servivano per andare a prendere l'acqua e contenerla. L'acqua veniva prelevata da una fontana distante 300 metri da casa, essa serviva per bere, cucinare e lavarsi. Sul muro erano tenute delle mensole di legno fermate al muro. Dall'altra parte una vecchia vetrina con bicchieri, piatti, altre poche stoviglie che non venivano mai adoperate, "sono quelle buone" diceva mia madre. Una grande Madia dove mia madre ci teneva i viveri e ci faceva il pane. Poi una piccola finestra con le tendine, al centro della stanza attaccato al soffitto un lume a carburo per fare luce la notte. Sotto la tavola un gattino nero che all'ora di cena aspettava qualche pezzetto di pane: in tutte le case ogni famiglia aveva il gatto, il suo compito era cacciare i topi. Poi delle scale di pietra che portavano al piano di sopra, dove c'era la camera da letto con una luminosa finestra che guardava la pianura borghigiana, un grande letto, due comodini, un armadio e un lettino dove dormivo io. Sono nato in una fredda giornata di febbraio del 1948, per 5 anni ho vissuto in quella casa con papà, mamma, altri bambini e altre famiglie in piena libertà. Si viveva tutti come fossimo un'unica famiglia, le porte di ogni casa erano aperte a tutti e ci aiutavamo l'uno con l'altro dividendo cibo, gioie e dolori. Mio padre era un uomo piccolo ma distinto, aveva dei baffetti ben curati, un viso sereno, gli occhi fieri pieni di passione e volontà. Era tornato a casa nel 1946 dopo 10 anni di guerra senza dare notizie alla famiglia che lo aveva pianto molto, ma tornò. Era cambiato, la guerra e la prigionia inglese lo avevano distrutto, ma la famiglia e chi gli voleva bene riuscirono a rendergli la vita. Mia madre era una donna piccola, carina, molto simpatica, piena di vita e ottimista, un vulcano, un concentrato di caparbietà e volontà. Infatti aspettò mio padre e nel 1947 lo sposò. Fu una cerimonia semplice, non possedevano soldi e non fecero neppure il viaggio di nozze. Il giorno dopo il matrimonio andarono a lavorare: mio padre a bonificare le gallerie e la linea ferroviaria dalle bombe e mine che la guerra aveva lasciato, mia madre nei campi. Nel monte ho vissuto per 5 anni, anni in cui ho imparato a camminare, a parlare e a crescere con altri bimbi. La mia famiglia era serena, i miei genitori contenti e fieri del poco che avevano e con umiltà e dignità si confrontavano con altre persone. Il giorno stavo con i bambini e le altre famiglie, mi trattavano come se fossi figlio loro; la sera tornavano mamma e papà dal lavoro, mentre mamma preparava la cena, mio padre e io apparecchiavamo la tavola, poi in attesa che la cena fosse pronta, mio padre mi prendeva in collo e mi raccontava delle storie: vere o false non so, ma erano bellissime. Ricordi chiari e indelebili nella mia mente, ora dopo tanti anni mi danno un senso di pace e commozione, mi illuminano di quanta fortuna ho vissuto nella mia infanzia. Ricordi che aprono il cuore alla beatitudine e all'amore.

Mugelli Giampiero

sabato 3 settembre 2011

Ricordando il mio vissuto

Quasi tutti gli articoli del mio blog sono firmati Mugelli Giampiero, adesso ho trovato due articoli in cui parla del suo vissuto, e in attesa dell'intervista che mi concederà ad Ottobre ho deciso di pubblicarli per dar modo anche a voi, grossomodo di conoscere la persona fantastica che è Giampiero.

Articolo 1.


In questo giorno di inizio maggio c'è voglia di vivere; un cielo blu senza velatura di nubi, un sole caldo e luminoso e una leggera brezza ancora fresca di primavera, è una giornata che annuncia l'estate e ci da vigore. Maggio penso che sia il mese più bello dell'anno, per quello già citato e per la natura nel pieno della sua bellezza e maestose giornate profumate di vita e bellezza. Ho letto il mio giornale sulla panchina e nell'alzarmi ho guardato il versante della collina (il Monte) un pensiero si è acceso dentro la mia testa. Nel cuore un dolce ricordo. Mi è venuta voglia di scrivere ma non voglio scrivere di Bin Laden o degli immigrati, ma di questo pensiero in me risvegliato da questa stupenda giornata. Lascio i miei 63 anni e ritorno indietro nel tempo quando ne avevo 6: rivedo i boschi tagliati, i campi lavorati, gli ulivi potati e ben tenuti. Piccoli pezzi di collina lavorati da tanti proprietari ma con viottoli e strade ben tenuti; viottoli dove passavano tutti con asini e muli e pure a piedi e strade più larghe dove passavano carri di legno oppure le tregge (carri senza ruote trainate da buoi). A mezza collina in un tratto più pianeggiante c'era una grossa sorgente dove sgorgava una buonissima acqua, dove la gente che abitava nelle case del monte passava: si dissetavano e prendevano l'acqua per portarla a casa; 5 o 6 metri più in basso una grande pozza dove si abbeveravano animali selvatici e domestici. In quel tratto di collina, no dei tanti proprietari erano i miei genitori; nel campo c'era pure una stalla dove fra galline, conigli e altri animali c'era la Berta, un'asina di pelo chiaro con una macchia più scura sula fronte fra le orecchie e che calava verso il basso del muso. Quando ci sentiva arrivare ragliava e aspettava impaziente di essere sciolta e lasciata libera nel campo per pascolare; bastava chiamarla che alzava la testa continuando a masticare, ci guardava poi riabbassava la testa e continuava a strappare l'erba del prato. Molte volte mio padre gli metteva la bastina; era molto più grande della sella del cavallo, serviva per portare un carico; era fatta di cuoio in un telaio in legno e rivestita (imbottita). Prima di metter la bastina, mio padre metteva una coperta sul dorso e poi la bastina che veniva fermata con una larga striscia di cuoio sotto la pancia dell'asino. Poi le veniva messa la cavezza, un attrezzo che veniva infilato in testa e poi legata al collo; attaccati alla cavezza c'erano due lunghi nastri di cuoio, le briglie, servivano per fermarla e per guidarla quando c'era bisogno. Fatto tutto ciò mio padre prendeva le briglie e si metteva davanti mentre io mi facevo tirare, specialmente in salita quando il sentiero era buono e c'era poco pericolo. Mio padre mi metteva a cavallo sulla bastina. Camminavamo per ore nei sentieri e nelle strade per andare a Prefetto o Giuvigiana, lungo campi ben lavorati, in primavera fiorivano i frutti e gruppi di ginestre in una moltitudine di colori, era stupendo il paesaggio. Lungo la strada del monte ai lati decine e decine di piante di noccioli e bacche rosse e piante di fichi; in autunno rovi pieni di more selvatiche che raccoglievamo per fare la marmellata. Poi caricata la soma di legna sulla bastina tornavamo a casa. La soma doveva essere caricata ben bilanciata perché la Berta la portasse bene e con meno fatica. Quando eravamo di nuovo nel campo mio padre scaricava la soma, toglieva la bastina all'asina e la coperta bagnata di sudore e con una spazzola di saggina (chiamata stiglia) gli strigliava il pelo sudato lungo la schiena e le gambe dopo di che gli rimetteva sul dorso una coperta asciutta e la rimetteva nella stalla; gli dava fieno e biada e in un tinello di legno l'acqua per bere. Per un attimo mi sono rivisto in quel periodo 1952-1953 la mia infanzia è stata bella, semplice supportata da amore e famiglia. Vorrei portare i bimbi di oggi nel tempo vissuto della mia infanzia; meno cose materiali ma tanto amore, vera amicizia, e solidarietà fra la gente spiritualmente molto ricchi. Mi alzo dalla panchina...torno a 64 anni, in quelle colline: solo macchie pruni e abbandono; neppure gli animali ci vivono più...peccato...il mondo corre, non c'è più tempo per guardarsi intorno, per vedere il progresso che tutto distrugge (le bellezze della natura). Come dicevano gli anziani (il progresso porta al regresso). Che Dio illumini la gente di buona volontà.

Mugelli Giampiero

Lo stragista Breivik


Radio Radicale dice che lo stragista non si può definire cristiano ma solo un idealista di estrema destra. Per Repubblica, un degenerato delle idee di Oriana Fallaci e dei suoi pessimi seguaci anti-islam. Due sono i casi, chi ha scritto e detto certe affermazioni, o non ha letto i libri di Oriana oppure non ha capito niente. Breivik non è un seguace di Oriana, neppure un genetico di destra. Oriana non era per le stragi ma avvertiva del reale pericolo islamico. Tutta la destra Europea lo condanna. Non è nemmeno un cristiano illuminato, come si definisce, perché la Chiesa attuale non combatte l'Islam come invece dovrebbe fare.
Ma se per caso fosse uno che sbandiera ideali comunisti? Certamente un'ideologia come quella Marxista, Leninista, Staliniana, che predica odio di classe, il rovesciamento dei governi, l'eliminazione dei nemici di ogni razza e religione, interni ed esterni, è collegato alle ideologie assassine.
Infatti, sempre si è realizzato così da Lenin, Mao, Pool Phot, Fidel Castro al padre di tutti: Stalin. La follia può fare 100 morti, l'ideologia 100 milioni. Il comunismo nei Gulag trovò la realizzazione storica del Marxismo Leninista Staliniano, tanto è vero che Stalin era venerato da tutti i comunisti (anche italiani) come capo supremo di tutti i lavoratori di tutto il mondo, e più di tutti ha fatto per il progresso e la liberazione dell'umanità, come scriveva l'Unità per il giorno della sua morte. Stesso caso si può dire per il Nazismo e Hitler: stessi campi di sterminio, stessi sistemi di lavoro coatto, stessi inculcatori di odio, due dittatori senza scrupoli per realizzare una pazzia ideologica. Breivik non è un idealista ma solo un folle, una volta si dichiara Massone, una volta Cristiano illuminista. Si definisce difensore di cosa? Neppure lo sa lui. Una cosa è certa, resta un pazzo assassino. A un pazzo del genere non possiamo dargli una dignità culturale e politica. Ma questo assassino io chiedo, quali diritti può avere nella società dopo quello che ha fatto? L'unico suo diritto è una cella, fredda, buia e umida fino a quando non muore, per dare giustizia ai morti. Invece non credo a quello che scrivono i giornali, passerà la pena in un moderno carcere inaugurato un ano fa, costruito per i peggiori criminali. Ci sono palestre, saune, percorsi per camminare, una stanza per la musica e un laboratorio culinario negli spazi comuni. Le celle sono camerette singole arredate Ikea, un letto comodo e spazioso, comodino e scrivania, al muro una televisione satellitare per vedere cosa succede nel mondo. Tutto questo voluto dal sistema giuridico Norvegese ispirato ai diritti e al rispetto umano (ecco perché non mi piacciono le democrazie). E i diritti dei morti dove sono? Le guardie girano disarmate e spesso mangiano con i detenuti, la metà del personale sono donne perché rende meno aggressivi i detenuti. Ma per favore!!! Un assassino dovrebbe scontare la sua pensa in questo carcere? Ma signori moralisti vergognatevi voi e i vostri diritti umani. Quelle vittime sono state uccise due volte, da Breivik e da voi. Se fossi cittadino norvegese, quando mi farebbero uscire farei un altro delitto. Stesso Hotel, stessa stanza, poi ordinerei "Domattina colazione con uova e prosciutto, caffè amaro e un succo di frutta. Sveglia alle 9 grazie". Ma per favore!!! E pensare a come vive tanta gente nel mondo, viene un senso di delusione e rabbia. Così si istiga anche alla violenza. Torno a essere più convinto che i diritti sono per chi delinque.

Mugelli Giampiero

Cesare Battisti (il terrorista)


Un nome, Cesare Battisti: eroe? Perseguitato politico? terrorista? Criminale? Ognuno si schieri.
3 nazioni: una liberal democratica (l'Italia) dove il signor Battisti è stato condannato a due ergastoli per aver compiuto 4 omicidi; La Francia di Mitterrand prima, e di Carlina Sarkozy dopo hanno dato rifugio al signor Battisti: mi sorgono spontanee delle domande: Battisti come fece a fuggire? Perché in Francia? Perché non fu reso all'Italia? Dove era il nostro governo di allora? Cosa facevano i nostri servizi segreti? Da chi fu aiutato? Chi politicamente lo proteggeva? Perché la Francia lo aiutò a fuggire in Brasile?
Troppi "perché" che nessuno mai chiarirà.
Brasile, terra di carnevale, di spiagge di samba? No, molti dimenticano o non sanno che è il paese che ha accolto le peggiori canaglie del mondo: nazisti, terroristi, stupratori, tagliagole e assassini di ogni risma, lì in Brasile hanno trovato rifugio sicuro.
Oggi esistono (legalizzati e tollerati) le squadre della morte che ripuliscono le strade (uccidendo) dalla delinquenza minorile, per facilitare il turismo. Sempre legalizzato esiste il turismo sessuale minorile. Tutti sappiamo che in Brasile da Lula, ex presidente, all'attuale signora al governo, i ministri e pure i direttori di Tv e di giornali, ci sono ex terroristi che si sono lavati e truccati per togliersi di dosso la loro lordura. Ma sono rimasti terroristi come Battisti. In Italia per la sinistra radicale è un eroe come fu Renato Curcio; in Brasile è un amico. Allora è meglio che se ne stia là, non lo dico perché non ci interessa nulla, anzi i morti dovrebbero avere giustizia come le loro famiglie, ma qua da noi sarebbe innalzato agli altari della politica, specialmente con la sinistra radicale. Così bisognerebbe pagargli pure la pensione, con sommo disprezzo e insultando la dignità di chi ha subito lutti e handicap a vita a causa sua. Tutti coloro che hanno la dignità sono con le famiglie dei morti. La nostra bella politica democratica e pulita, ha dato al mondo un'Italia inaffidabile e corrotta, politici senza dignità e onore, solo "parole, parole, parole" come cantava Mina. Chi avremo mandato a Rio per recuperare Battisti se ce lo rendevano? Di Pietro e Bersani? L'umano Fini? Rutelli piuttosto che Berlusconi &Co.? Oppure Vendola e Pisapia? Il padano Bossi con la guarda padana? Un sindacalista rosso? Un paio di ragazzotti dei centri sociali? NO! Per carità! Gente ben pagata, ma incapace (volente o dolente) di fare o costruire qualcosa di buono. Il modo dispregiativo della storia, e l'onta peggiore oltre alle famiglie dei morti, la subisce la verità che non nascerà mai, e una nazione, l'Italia, mortificata da coloro che non sanno difenderla e da una parte di Italiani che fanno parte di una sinistra falsa.
Lasciamolo in Brasile, qua se pure lo tenessero in galera, oltre a fumare, mangiare e bere bene, farebbe pure il gradasso protetto dai suoi simili. Chi ha una certa età si ricorderà di "Toni Negri", la sinistra e i radicali di Pannella lo portarono in parlamento, e noi gli passiamo una pensione di oltre 3000 euro al mese da molti anni per una settimana di "intenso lavoro parlamentare".
Tutti i politici italiani sono indignati con il Brasile: Napolitano si strappa i capelli, Berlusconi "andremo avanti", Pisapia nonostante il fattaccio sia successo a Milano non si dichiara, fra cani non si mordono. Nessuno a le palle per fare qualcosa e tutti Brasile, Francia etc. ci orinano addosso, perché sanno che politicamente siamo dei perdenti...
Politici ben retribuiti ma inaffidabili.
POVERA LA NOSTRA ITALIA

Mugelli Giampiero