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mercoledì 9 maggio 2012

Un eroe costruito


Sui giornali e nelle TV  è stato scritto e dato uno annuncio: è morto a 90 anni Rosario Bentivegna, partigiano dei GAP, eroe della resistenza, partecipò all’attentato di via Rasella a Roma.
 Le mie condoglianze alla sua famiglia, e il massimo rispetto per la persona morta che, anche dopo morto, fa parlare di se.
Napolitano ha avuto parole di elogio, per il partigiano comunista morto definendolo: una persona indiscutibile, del resto Napolitano non poteva dire altrimenti. Ma io come cittadino Italiano, provo dissenso perché proprio a seguito all’attentato di via Rasella, i Nazisti misero in atto la terribile rappresaglia delle Fosse Ardeatine, non’è una polemica la mia, se quei morti innocenti sono morti, una buona percentuale di colpa è dovuta all’attentato che lui e i suoi compagni hanno fatto sapendo bene quali erano le reazioni tedesche: ogni Tedesco morto in attentati 10 Italiani venivano fucilati se l’attentatore non si costituiva. Ma come sappiamo fra quei morti Bentivegna non c’era (una volta fu lui stesso a dire: "La vita di un compagno vale più delle 350 e passa vite sacrificate alle Fosse Ardeatine"). Vorrei portare alla memoria un personaggio che ha a che fare con Bentivegna: pochi sanno che il partigiano comunista uccise, sparandogli con la pistola, un partigiano di 22 anni sottotenente della guardia di finanza Giorgio Barbarisi, egli faceva parte della resistenza Monarchica, cooperava con gli alleati. Nella Roma liberata, un giorno Barbarisi tornando a piedi verso casa sua decise di tagliare per via delle Tre Cannelle, dove era stata aperta la nuova sede de l'Unità, l’ufficiale aveva l’uniforme di ordinanza, vide un manifesto attaccato al muro con scritto W l'Unità, siccome vigeva un’ordinanza che proibiva l’affissione di manifesti politici, ligio al dovere cominciò a strapparlo, fu visto dall'allora fidanzata di Bentivegna che subito corse dal suo uomo gridando: corri c’è un fascista che strappa il manifesto. Bentivegna si avvicinò al finanziere e gli sparò al cuore a bruciapelo il giovane cadde con l’Orta recisa, gli occhi spalancati e meravigliati.
Al processo il pubblico ministero chiese la colpevolezza di Bentivegna, escluso che Barbarisi aveva estratto la pistola ci furono testimonianze di cittadini che confermavano della pistola mai uscita dal fodero ma rubata dal Betivegna. La sentenza parlò di doloroso incidente diede a Bentivegna 18 mesi per eccesso di legittima difesa. La ricostruzione dei fatti sostenne che il finanziere aveva estratto la rivoltella e avesse sparato nonostante oltre alla pistola non furono trovati ne bossoli ne proiettili. L’imputato Bentivegna fu assolto in appello e tornò libero, ha vissuto onorato e decorato come eroe della resistenza, mentre la fidanzata divenne addirittura parlamentare del PCI.
Il mio dissenso è per questo eroe costruito voluto e difeso ancora oggi; mentre per Barbarisi neppure un appunto, eppure ha dato la vita a 22 anni per la libertà, non per mano tedesca ma per errore volontario di un partigiano comunista.
Vorrebbero intitolare una strada all'eroe Bentivegna e allora il mio dissenso diventa rabbia. Ecco coloro che vedono solo la loro storia, ancora oggi dopo 70 anni vorrebbero portare nel limbo il Bentivegna, e gettare nel perpetuo dimenticatoio un’altrettanto partigiano non comunista ma partigiano della resistenza Monarchica. Bentivegna è discutibile come coloro che lo hanno creato eroe. Ecco perché scrivo tutto questo, solo perché oltre al dissenso e alla rabbia provo vergogna e disonore per persone che sono stati dei sanguinari esecutori di una parte politica lavata e stirata, una parte politica con ancora addosso il loro odio e il loro senso di sopraffazione non solo per i fascisti e simpatizzanti, ma anche per coloro che hanno combattuto insieme a loro per fare l’Italia di oggi ma non pensano come loro e sono lontani dal sistema comunista


Mugelli Giampiero

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