Benvenuti nel blog della Decima Legione.

Noi della Decima ci rifacciamo alla Decima Legione sottostante al grandissimo Giulio Cesare.

Questa legione era composta solo da uomini valorosi

Noi cercheremo di assomigliargli il più possibile



Se volete contattarci: Ale_D92@hotmail.it



sabato 3 settembre 2011

Ricordando il mio vissuto

Quasi tutti gli articoli del mio blog sono firmati Mugelli Giampiero, adesso ho trovato due articoli in cui parla del suo vissuto, e in attesa dell'intervista che mi concederà ad Ottobre ho deciso di pubblicarli per dar modo anche a voi, grossomodo di conoscere la persona fantastica che è Giampiero.

Articolo 1.


In questo giorno di inizio maggio c'è voglia di vivere; un cielo blu senza velatura di nubi, un sole caldo e luminoso e una leggera brezza ancora fresca di primavera, è una giornata che annuncia l'estate e ci da vigore. Maggio penso che sia il mese più bello dell'anno, per quello già citato e per la natura nel pieno della sua bellezza e maestose giornate profumate di vita e bellezza. Ho letto il mio giornale sulla panchina e nell'alzarmi ho guardato il versante della collina (il Monte) un pensiero si è acceso dentro la mia testa. Nel cuore un dolce ricordo. Mi è venuta voglia di scrivere ma non voglio scrivere di Bin Laden o degli immigrati, ma di questo pensiero in me risvegliato da questa stupenda giornata. Lascio i miei 63 anni e ritorno indietro nel tempo quando ne avevo 6: rivedo i boschi tagliati, i campi lavorati, gli ulivi potati e ben tenuti. Piccoli pezzi di collina lavorati da tanti proprietari ma con viottoli e strade ben tenuti; viottoli dove passavano tutti con asini e muli e pure a piedi e strade più larghe dove passavano carri di legno oppure le tregge (carri senza ruote trainate da buoi). A mezza collina in un tratto più pianeggiante c'era una grossa sorgente dove sgorgava una buonissima acqua, dove la gente che abitava nelle case del monte passava: si dissetavano e prendevano l'acqua per portarla a casa; 5 o 6 metri più in basso una grande pozza dove si abbeveravano animali selvatici e domestici. In quel tratto di collina, no dei tanti proprietari erano i miei genitori; nel campo c'era pure una stalla dove fra galline, conigli e altri animali c'era la Berta, un'asina di pelo chiaro con una macchia più scura sula fronte fra le orecchie e che calava verso il basso del muso. Quando ci sentiva arrivare ragliava e aspettava impaziente di essere sciolta e lasciata libera nel campo per pascolare; bastava chiamarla che alzava la testa continuando a masticare, ci guardava poi riabbassava la testa e continuava a strappare l'erba del prato. Molte volte mio padre gli metteva la bastina; era molto più grande della sella del cavallo, serviva per portare un carico; era fatta di cuoio in un telaio in legno e rivestita (imbottita). Prima di metter la bastina, mio padre metteva una coperta sul dorso e poi la bastina che veniva fermata con una larga striscia di cuoio sotto la pancia dell'asino. Poi le veniva messa la cavezza, un attrezzo che veniva infilato in testa e poi legata al collo; attaccati alla cavezza c'erano due lunghi nastri di cuoio, le briglie, servivano per fermarla e per guidarla quando c'era bisogno. Fatto tutto ciò mio padre prendeva le briglie e si metteva davanti mentre io mi facevo tirare, specialmente in salita quando il sentiero era buono e c'era poco pericolo. Mio padre mi metteva a cavallo sulla bastina. Camminavamo per ore nei sentieri e nelle strade per andare a Prefetto o Giuvigiana, lungo campi ben lavorati, in primavera fiorivano i frutti e gruppi di ginestre in una moltitudine di colori, era stupendo il paesaggio. Lungo la strada del monte ai lati decine e decine di piante di noccioli e bacche rosse e piante di fichi; in autunno rovi pieni di more selvatiche che raccoglievamo per fare la marmellata. Poi caricata la soma di legna sulla bastina tornavamo a casa. La soma doveva essere caricata ben bilanciata perché la Berta la portasse bene e con meno fatica. Quando eravamo di nuovo nel campo mio padre scaricava la soma, toglieva la bastina all'asina e la coperta bagnata di sudore e con una spazzola di saggina (chiamata stiglia) gli strigliava il pelo sudato lungo la schiena e le gambe dopo di che gli rimetteva sul dorso una coperta asciutta e la rimetteva nella stalla; gli dava fieno e biada e in un tinello di legno l'acqua per bere. Per un attimo mi sono rivisto in quel periodo 1952-1953 la mia infanzia è stata bella, semplice supportata da amore e famiglia. Vorrei portare i bimbi di oggi nel tempo vissuto della mia infanzia; meno cose materiali ma tanto amore, vera amicizia, e solidarietà fra la gente spiritualmente molto ricchi. Mi alzo dalla panchina...torno a 64 anni, in quelle colline: solo macchie pruni e abbandono; neppure gli animali ci vivono più...peccato...il mondo corre, non c'è più tempo per guardarsi intorno, per vedere il progresso che tutto distrugge (le bellezze della natura). Come dicevano gli anziani (il progresso porta al regresso). Che Dio illumini la gente di buona volontà.

Mugelli Giampiero

Nessun commento:

Posta un commento